Lisbona è una delle capitali europee più a misura d’uomo, capace di stupire per la sua architettura, con un passato marittimo e coloniale molto forte che ha lasciato segni importanti. Costituita da quattro zone principali –  Belém, il Bairro Alto, la Baxia e Avenida, l’Alfama – ha un’allure particolare e un lascito letterario straordinario, quello di Fernando Pessoa.

Sui siti Visitlisboa e a Lisbonainfo potete trovare preziosi suggerimenti e spunti interessanti. Per gli aspetti pratici rimando al mio articolo Lisbona: istruzioni per l’uso.

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L’Alfama e il castello de Sao Jorge, la parte più antica di Lisbona

Iniziate la visita del quartiere dell’Alfama dal castello di Sao Jorge (castello di San Giorgio) dal quale avrete una splendida vista sulla città, sia la parte centrale delle piazze con i loro bei palazzi neoclassici, sia il fiume Tago in lontananza.

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Il castello di San Giorgio è stato residenza reale sino al XVI secolo, poi teatro, prigione e deposito di armi. Alcune parti sono state ricostruite. Da non mancare, nei pressi della chiesa di Santa Lucia (il muro che guarda a sud è decorato con azulejos), l’omonimo miradouro che offre una splendida vista.

Poi perdetevi tra le stradine del quartiere più antico di Lisbona, che in epoca araba costituiva l’intera città, tutto vicoli e salite. Soprattutto nei pressi di taverne e osterie un po’ nascoste, vi capiterà di sentire uscire musica malinconica: è il fado (patrimonio dell’Unesco), la colonna sonora di Lisbona e del Portogallo.

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Antonio Tabucchi, in “Viaggi e altri viaggi”, la descrive così: “Siamo nel quartiere del Castello di Sao Jorge, viuzze che si inerpicano su case modeste, osterie, botteghe, vecchietti che oziano sulle panchine, artigiani. Da qui si domina il quartiere di Alfama, e qui c’è il belvedere più bello di Lisbona, il Miradouro de Santa Luzia: un terrazzato con maioliche del Settecento con una monumentale bouganvillea”.

Baixa e Avenida: la città bassa fino al Tago

L’arco di trionfo della maestosa Praça do Commercio è uno dei simboli di Lisbona e della Baixa, la città bassa distrutta dal terremoto del 1755 e poi ricostruita secondo uno schema geometrico e con edifici neoclassici. Il palazzo giallo (il colore reale) fu sede del palazzo reale per quattrocento anni dopo che Manuel I lo spostò dal castello di Sao Jorge nel 1511. Tabucchi la descrive così: “… una settecentesca quinta di teatro sovrastata dalla statua corrosa dal salmastro del re Don José. Nell’epoca coloniale, quando arrivavano mercanzie dall’India e dal Brasile, i vascelli attraccavano proprio qui”.

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Le piazze più interne – Plaça dos Restauradores e Rossio – danno la sensazione di muoversi in una città dall’impronta mittleuropea.
La Plaça dos Restauradores è caratterizzata dalla presenza di un obelisco del 1886 che ricorda la liberazione dall’oppressione degli spagnoli. Rossio (a sinistra) in passato fu il cuore delle attività e delle manifestazioni, oggi è più tranquilla; rimane solo una parte della pavimentazione a mosaico del XIX secolo.
Se amate i crostacei – e in particolare i gamberoni – in questa zona troverete tantissimi ristoranti in cui mangiarli alla griglia.

Bairro alto (e Chiado): il quartiere alto, da raggiungere in funicolare
o con l’elevador

Sono immortalate nelle cartoline e in tutte le fotografie di Lisbona le caratteristiche funicolari gialle che portano al Bairro alto (il quartiere alto): la città è infatti costruita su colli quindi o siete in forma smagliante o è meglio approfittarne. Un altro modo per raggiungere il quartiere sono  gli ascensori: noi abbiamo preso l’Elevador de Santa Justa nel quartiere Baixa. La struttura è neogotica, le cabine interne (che portano 25 persone) sono realizzate in legno. Questo ascensore venne ideato da un apprendista di Gustavo Eiffel, il costruttore della celebre e omonima Torre di Parigi.

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Una volta saliti, cominciate con una pausa caffè da A Brasileira, il bar più famoso di Lisbona (nel confinante quartiere Chiado, una delle zone migliori per lo shopping), aperto nel 1905, posto amato da scrittori e intellettuali che avevano l’abitudine di incontrarsi qui, uno dei luoghi preferiti dal grande poeta portoghese Fernando Pessoa (che nacque in questa zona; scrivo di lui nell’articolo Lisbona: istruzioni per l’uso), tanto che una statua gigante realizzata in bronzo è collocata proprio fuori (Martina è seduta sulla seggiola, sempre di bronzo, per la foto di rito). All’interno spicca la decorazione a specchi; il fascino storico è immutato. Sempre Antonio Tabucchi, a proposito della Brasilera: “Si tratta di uno dei più celebri e tradizionali caffè della vecchia Lisbona, dove da sempre si danno appuntamento i letterati cittadini. Qui, all’inizio del Novecento, di incontrava il gruppetto di amici che sotto la guida di Pessoa avrebbe dato vita alla rivista d’avanguardia “Orpheu””.

Girando a piedi, non lontano da A Brasileira trovate alcune abitazioni caratteristiche come questa, costruita nel 1864, con una facciata molto bella e particolare, soprattutto quando viene illuminata dalla luce: è possibile riconoscere le figure allegoriche di Scienza, Agricoltura, Industria e Commercio.

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Infine cercate la vicina Igreja do Carmo che è una chiesa carmelitana di cui rimangono gli archi: nel 1755, mentre era in corso una celebrazione in quella che allora era la chiesa più grande di Lisbona, la struttura cominciò a tremare a causa del terremoto. I fedeli vennero sepolti da tonnellate di blocchi di muratura. La struttura resta una testimonianza di quei tragici fatti.

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Un giro panoramico per Lisbona sul tram n. 25 e sul tram n. 28

Chi non paga i biglietto sui mezzi pubblici “fa il portoghese”, ma l’espressione non ha nulla a che fare con il modo di prendere autobus, tram e metropolitane da parte dei cittadini di Lisbona e del Portogallo.
L’espressione sarebbe invece relativa ad un fatto storico: a Roma, nel XVIII secolo, l’ambasciatore portoghese in Vaticano invitò i portoghesi residenti ad assistere gratuitamente a uno spettacolo teatrale; per entrare (gratis) bastava dichiarare la propria nazionalità (portoghese appunto).
Storie e leggende a parte… i tram a Lisbona sono il mezzo migliore per raggiungere il quartiere di Belém (come spiego più avanti) e anche per godersi un paio di tour panoramici della città – in particolare sulla linea n. 25 e sulla linea n. 28 – che assicurano la visione di numerosi punti di interesse.

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Belém: il Monastero dos Jeronimos, la Torre, le celebri paste alla crema

Belém – come anticipato sopra – si raggiunge agevolmente in tram. Una appassionata descrizione del quartiere è quella del poeta portoghese Fernando Pessoa che ne parla nella sua guida, redatta nel 1925, “Lisbona. Quello che il turista deve vedere”. Alcuni stralci significativi sono su questo sito all’articolo Lisbona: il quartiere di Belém descritto da Fernando Pessoa).

La visita inizia con il Monastero dos Jeronimos la cui architettura opulenta si deve a Manuel I che lo fece costruire per celebrare il ritorno dall’India di Vasco de Gama. Da notare il portale sud ricco di decori, il refettorio con le pareti decorate con gli azulejos (le piastrelle di ceramica colorate e smaltate tipiche dell’architettura portoghese e spagnola), il chiostro finemente rifinito con trafori e intagli (che veniva utilizzato per la vita monastica ma anche come luogo per gli incontri di rappresentanza). L’architettura manuelina (appunto da Manuel I, re del Portogallo alla fine del XV secolo) prende spunto dal tardogotico europeo  con contaminazioni rinascimentali e trova nel Monastero dos Jeronimos la sua massima espressione, costruito in un’epoca in cui il Portogallo era una potenza mondiale, commerciale e coloniale. Non a caso qui è sepolto Vasco de Gama che doppiò il Capo di Buona Speranza e, come detto all’inizio di questo paragrafo, aprì la via del mare per l’India. Accanto al Monastero c’è il Museo Nacional de Arqueologia mentre di fronte la bella Plaça do Império.

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Anche la Torre di Belém (patrimonio dell’Unesco) – in mezzo al fiume Tago – venne costruita da Manuel I e riprende l’architettura manuelina. Dal punto di vista pratico era il punto di partenza per i navigatori alla volta del mare, delle scoperte e della colonizzazione. La presenza di una statua della Vergine con Bambino – Nostra Signora del felice ritorno in patria – rende bene lo spirito dell’epoca: infatti proteggeva i marinai che salpavano verso l’ignoto.

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Nel quartiere è collocato pure il Palacio de Belém la cui facciata di color rosa antico gli è valsa il soprannome di “palazzo rosa”. Una volta palazzo reale, oggi è l’abitazione del presidente della Repubblica.

Dall’architettura ai… dolci. Una delle tappe fondamentali per chi visita il quartiere è la Antiga Confeitaria di Belém assolutamente da non perdere con le sue sfoglie ripiene di crema davvero irresistibili. Andateci a metà mattina per una pausa golosa, farete fatica a limitarvi a uno o due pezzi. Impressionante la quantità di paste che vengono sfornate ogni giorno, a getto continuo. Aperta nel 1837, prepara questi piccoli dolci monoporzione secondo una antica ricetta segreta proveniente proprio dal vicino monastero. La storia è interessante: a seguito della rivoluzione liberale del 1820, nel 1834 vennero chiusi conventi e monasteri (compreso quello di dos Jeronimos). Nel 1837 uno degli antichi occupanti pare abbia iniziato a produrre questi dolci e a venderli per riuscire a mantenersi, probabilmente anche grazie al fatto che in zona c’era una raffineria di zucchero di canna con collegato un piccolo negozio che venne utilizzato come punto vendita. La presenza del Monastero e della Torre attirava visitatori da Lisbona (che allora era lontana e collegata con il battello a vapore) e questo favorì lo sviluppo dell’attività della pasticceria. I maestri pasticceri custodiscono il segreto dell’antica ricetta ancora oggi.

Altro tratto caratteristico del quartiere sono le case colorate del XVI e del XVII secolo che nulla hanno a che vedere, nella loro semplicità, con il resto dell’architettura manuelina.

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