Due storie d’amore, entrambe difficili e contrastate, corrono lungo le circa quattrocento pagine di Bussola (premio Goncourt 2015). La prima è quella tra Sarah, orientalista francese, e il collega austriaco Franz, studioso di musica. La seconda è quella tra Oriente e Occidente.
Quattrocento pagine erudite quelle scritte da Mathias Enard vincitore del premio Goncourt 2015, ma di un’erudizione affascinante e mai stucchevole o fine a se stessa, con citazioni da Omero (l’aurora dalle dita rosate dell’Odissea) a Pessoa, città vicine e lontane (Parigi, Vienna, Teheran, Istanbul…), studiosi dell’Oriente ed eruditi internazionali che sono autentici personaggi e caratteri.
Verso la fine qualche frase restituisce la sintesi e la cifra del romanzo. La prima: “Tutte le città europee sono porte dell’Oriente”. La seconda: “Tutto è cosmopolita, interconnesso”. Tanto che il regalo di compleanno di Franz per Sarah è una sevdalinka, canzone del folklore bosniaco la cui etimologia deriva da una parola turca – sevdah – collegata a sua volta alla parola araba sawda che significa “la nera”. E l’umor nero è la melan kholia greca che rimanda alla saudade portoghese (in cui riecheggia il suono dell’araba sawda).
E la bussola? Non è una bussola ordinaria ma una bussola che punta a est. Per scoprire perchè è necessario arrivare a pagina 237…
Un libro che richiede passione e tempo (come per viaggiare peraltro), ma che porta lontano: nei luoghi e nella conoscenza.
® riproduzione vietata
Leggi anche:
Danubio, di Claudio Magris
New York Stories, a cura di Paolo Cognetti
Viaggi e altri viaggi, di A. Tabucchi