Cercando nell’archivio fotografico ho ritrovato le immagini e i testi del mio primo viaggio stampa, nel 2005, per una testata di Milano (specializzata in turismo incentive e congressuale) per la quale ho lavorato (e viaggiato) alcuni mesi.
Lo pubblico così come l’ho scritto ormai dieci anni fa, senza modifiche, per testimoniare quali erano – allora – le potenzialità turistiche della Libia e cosa significa – oggi – aver perso la possibilità di visitare la capitale e i siti archelogici di Sabratha e Leptis Magna che la circondano. E anche per ricordare le emozioni suscitate dalla vista di tanta bellezza.
E’ davvero a portata di mano oggi la Libia e a ragione può affermare di essere un paese emergente nel campo del turismo a livello internazionale. Con un volo Swiss International Air Lines che ottimizza i tempi di viaggio, una struttura alberghiera nella capitale – il Bab Africa Hotel della catena maltese Corinthia – in grado di accogliere al meglio i visitatori offrendo loro ospitalità e standard europei, un patrimonio archeologico capace di stupire, un mare dai colori forti e, last but no least, una crescente semplificazione delle procedure burocratiche d’ingresso, è destinata a entrare in poco tempo nella top ten delle preferenze.
Tripoli: un’origine fenicia, un passato romano
e un presente di 38 moschee
Bastano quattro giorni per scoprire il nord del paese iniziando dal cuore della capitale Tripoli – l’antica medina – a soli due chilometri dal Bab Africa Hotel, facilmente raggiungibile a piedi o con un economicissimo taxi. A partire dall’arco di Marco Aurelio, ultimo vestigio ancora intatto dell’antica città romana, si snoda un dedalo di viette e di case bianchissime.
Basta bussare alle porte delle moschee – sono ben 38 nella città vecchia – per essere accolti con calore dai custodi, che saranno lieti di spiegare la storia e le caratteristiche della struttura. Come alla Moschea di Gurgi, dove le maioliche della superficie esterna, i rimandi e il rincorrersi degli archi nella volta, il prezioso baldacchino in legno nell’interno non mancheranno di stupire, insieme all’anziano custode che parla italiano.
Per scoprire la storia della Libia, dall’origine fenicia al glorioso passato romano, dal nomadismo tuareg al presente, è assai istruttiva una visita al Museo della Jamahirika: all’interno sono esposti, secondo una disposizione cronologica, opere e oggetti che ripercorrono la storia artistica e culturale del paese. Straordinari, per la cura dei dettagli e le dimensioni piccolissime delle tesserine, che restituiscono anche le più difficili differenze cromatiche, alcuni dei mosaici che costituiscono una delle migliori collezioni del Mediterraneo.
A Tripoli la gente è cordiale ma non invadente, per questo è un piacere girare nel souk e ammirare i negozi locali: perché nessuno cercherà di vendervi qualcosa a tutti i costi. Lasciate le vie dedicate allo shopping per il matrimonio – che qui è una festa che dura una settimana, coinvolge centinaia di persone e richiede che ogni sposa abbia almeno un chilo d’oro -, il souk offre i prodotti dell’artigianato tuareg, le sculture di sabbia delle rose del deserto, gli antichi argenti punzonati e di tutto un po’ nei numerosi caravanserraglio. Al termine è d’obbligo un attimo di pausa in una sala da tè all’aperto per sorseggiare un profumatissimo tè alla menta.
Sabratha e Leptis Magna:
l’imponenza e l’importanza dell’eredità romana
Posta l’una a ovest e l’altra a est di Tripoli, Sabratha e Leptis Magna sanno spiegare l’imponenza, la magnificenza e la ricchezza della presenza romana nel Mediterraneo. Passeggiando tra le rovine non è difficile ricreare l’atmosfera di un passato che risale a duemila anni fa: le vestigia del foro, delle basiliche, delle terme aiutano a richiamare alla mente la vita quotidiana di una civiltà che ha raggiunto livelli di eccellenza in architettura, nelle tecniche costruttive, nei commerci, nei trasporti, nell’arte, nell’oratoria, nella politica. Molto è stato scavato, ma ancora di più è protetto dalla terra in queste aree archeologiche che rientrano nei siti dell’Unesco.
Sabratha, affacciata sul mare, esposta alla forza erosiva del vento e della salsedine, colpisce per quel suo teatro che posto su tre piani si staglia nel cielo con 108 colonne di marmo e granito, i capitelli di fatture diverse, due simpatici delfini scolpiti ai lati del palcoscenico e i delicati bassorilievi nei semicerchi del pulpito. Sullo sfondo, del teatro e delle rappresentazioni, il mare di Libia, con i suoi colori puri e forti.
A est Leptis Magna porta nel nome la voglia dell’imperatore Settimio Severo, che lì nacque e che sempre amò, di renderla davvero straordinaria. Nel periodo di massimo splendore la città dovette contare anche 50.000 abitanti: per questo l’anfiteatro aveva 20.000 posti a sedere e vi si uccidevano migliaia di animali; le terme erano dotate di una piscina olimpionica, di un campo sportivo, di tre diversi livelli di calore e funzionavano impiegando una tonnellata di legna ogni giorno; le strutture pubbliche, come la basilica e il foro, presentavano dimensioni straordinarie per l’epoca.
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