In occasione dell’assegnazione, da parte del sindaco di Parigi Bertrand Delanoë, del prestigioso riconoscimento médaille de Vermeil de la Ville de Paris, pronunciando il suo discorso di ringraziamento Edgar Morin ebbe l’idea di “Mon Paris, ma mémoire” racconto della sua vita a partire dall’infanzia nei diversi quartieri della capitale e delle differenti vicissitudini ad essi legate.
A ogni trasloco corrispondono le tappe della vita affettiva, intellettuale e politica dell’inventore del “pensiero complesso” oggi ultra-novantenne. Un viaggio nel cuore di Parigi, la città amata, un testo ricco di spirito e di intelligenza, un libro ricco di storia (a partire dal suo ruolo avuto nella resistenza francese), di letteratura (tra gli amici la Duras e Camus) e di politica.
Un insieme di ricordi personali che procedono in parallelo con l’evoluzione della città dal punto di vista demografico, architettonico e sociale, cambiamenti e rivoluzioni non sempre positivi, che a volte cancellano o snaturano una parte della città.
Scrive Morin: “Hausmann aveva snaturato la Parigi antica, la V Repubblica snatura la Parigi hausmanniana ma rende museo ciò che resta della Parigi dei secoli XVII e XVIII”. Per chi conosce bene Parigi (e l’ha conosciuta in passato) Morin la tratteggia nei suoi segni particolari e scatta alcune istantanee che rafforzano il ricordo.
Morin, ebreo nato a Parigi da una famiglia sefardita originaria di Livorno, partigiano, sociologo e filosofo dice: “La mia vita e i suoi avvenimenti principali si sono quasi tutti svolti a Parigi. Lì ho vissuto i momenti più importanti. In un modo irresistibile i miei ricordi personali si sono mescolati a quelli di una Parigi che non è quella di oggi”.
Segnalo anche questo articolo de L’Express sul rapporto tra Morin e Parigi.
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