Si svolge a Budapest una storia vera strettamente collegata all’Italia: è la vicenda di Giorgio Perlasca, commerciante padovano che a Budapest riesce a salvare migliaia di ebrei dalla deportazione nei campi di concentramento facendosi passare per il console spagnolo durante la Seconda Guerra Mondiale. A narrare la vicenda è il giornalista Enrico Deaglio nel libro “La banalità del bene” che nel titolo riecheggia un’altra testimonianza collegata alle persecuazioni razziali nel secondo conflitto mondiale, “La banalità del male” di Hannah Arendt.
La storia è straordinaria e surreale allo stesso tempo per più di una ragione.
Innanzitutto la vicenda di un uomo, Perlasca appunto, che inizia casualmente a collaborare con l’ambasciata spagnola impegnata a salvare a Budapest il maggior numero di ebrei possibile dalla deportazione. Quando il console di Spagna rientra in patri, perlasca ne assume la carica, senza avern nè titolo nè competenze, e prosegue nell’opera di salvataggio di migliaia di vite mettendo a repentaglio la propria esistenza.
Quindi la vicenda storica: saranno le persone salvate a cercare Perlasca e a segnalarne l’opera, tanto che verrà onorato come Giusto delle Nazioni in Israele e pluridecorato anche in Ungheria, Stati Uniti e Spagna. Soltanto l’Italia gli darà un tardivo e poco brillante riconoscimento.
Alcuni dei luoghi citati nel libro sono ancora riconoscibili.
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