“Parigi in quattro giorni” è la cronaca del mio ultimo week-end lungo a Parigi con mia nipote Valentina e mia figlia Martina ad aprile 2015. Ma è anche l’itinerario minimo per (iniziare a) scoprire la Ville Lumière, perfetto per chi arriva nella capitale francese per la prima volta e vuole farsi un’idea della città, dei punti di interesse e delle attrazioni principali. Non mancano suggerimenti utili per pause relax e gourmandes, gli indirizzi giusti per mangiare, per dormire e per lo shopping, le dritte sulle prenotazioni e sui mezzi di trasporto.
Per raggiungere Parigi prendiamo un volo di linea Air France da Milano Linate alle 9 per l’andata e uno alle 18 per il rientro così da sfruttare al meglio le giornate (complice il cambio dell’ora) con tariffa bagaglio a mano. Una volta arrivate all’aeroporto di Parigi Charles de Gaulle acquistiamo il biglietto della RATP (10 euro per gli adulti) per spostarci sino all’hotel (serve circa mezz’ora). Per tutte le altre informazioni relative alla logistica per Parigi rimando all’articolo Parigi: istruzioni per l’uso.
Hotel de l’Esperance:
immersi nel Quartiere latino
Da alcuni anni utilizzo e consiglio sempre lo stesso albergo: l’hotel de l’Esperance in rue Pascal nel Quartiere latino (fermata Censier Daubenton della linea 4; per saperne di più leggete l’articolo Les bonnes adresses con i miei commenti e qualche informazione aggiuntiva sull’hotel). Ho provato a soggiornare successivamente in altre strutture, anche più blasonate, ma poi sono tornata al mio primo amore perché…
La vita pulsa in rue Mouffetard a qualsiasi ora del giorno
Sono tornata al mio primo amore perché… perché basta uscire dall’albergo verso destra e attraversare la strada principale per imbattersi nella vera Parigi, la città dei parigini, nel cuore del Quartiere Latino: la piazzetta all’incrocio tra rue Cencier e rue Mouffetard e la stessa rue Mouffetard (citata peraltro in numerose guide come luogo di interesse anche perché qui passava Ernest Hemingway) si aprono alla vista e lì inizia a pulsare la vita. Basta guardare questa immagine, scattata una domenica mattina. Per saperne di più rimando all’articolo A Parigi seguendo Hemingway.
La piazzetta anche è il posto giusto per far colazione o prendere l’aperitivo in uno dei classici caffè parigini, con la veranda e i tavolini di paglia intrecciata all’aperto. Il panificio che si affaccia è ottimo per uno snack dolce o salato nonché per iniziare la giornata con profumati croissants e croccanti baguettes appena sfornati (i parigini escono con la baguette sotto il braccio semplicemente avvolta in un riquadro di carta). Basta poi salire lungo rue Mouffetard per scoprire ogni genere di gourmandises: dai formaggi ai vini, dal cioccolato alla frutta, dalla verdura al fois gras, dai frutti di mare al classico pollo arrosto… una volta arrivati a metà della strada avrete acquistato l’occorrente per un ottimo pic-nic. Ma rue Mouffetard è pure il posto perfetto per cenare, dai locali tipicamente francesi (come Le comptoir des arts) al ristorante greco La Crete, senza dimenticare il messicano.
Il primo giorno: da rue Mouffetard all’Arco di Trionfo a piedi,
perché solo così puoi capire Parigi
Uscite dall’albergo io e le mie “ragazze” iniziamo la nostra promenade: per raggiungere la meta, l’Arco di Trionfo, basterebbe prendere la metropolitana RATP (scaricate sul cellulare la app per scoprire ogni volta il tragitto più breve), ma passeggiando a piedi Parigi svela se stessa in modo autentico, lento e appassionante. Siamo quindi salite in cima a rue Mouffetard (sulla destra c’è la casa di Paul Verlaine, poeta bello e dannato) per poi svoltare a sinistra sulla rue Clovis, dove c’è il celebre Lycée Henry V, uno dei migliori di Francia. Al termine della strada ci troviamo di fronte, nell’omonima piazza, il maestoso Pantheon che ospita le spoglie mortali di scienziati e letterati francesi.
Scendiamo quindi su rue Sufflot fino a incrociare il boulevard Saint Michel (Boul’ Mich’ per i parigini): è pieno di negozi di abbigliamento e di librerie, l’ideale per lo shopping a prezzi giusti. La bella cancellata di fronte a voi è quella dei giardini del Palazzo del Lussemburgo (sede del Senato): il posto ideale per una pausa sulle tradizionali chaises longues di ferro battuto verniciate di verde guardando i bambini che fanno navigare le loro piccole barche nel bacino in cui nuotando anche le anatre. Una curiosità: qui sono anche presenti le arnie della Società di Apicoltura che svolge attività didattica.
Lo percorriamo in discesa finchè, sulla destra, si aprono la piazza della Sorbona con la fontana (ideale per una pausa sedendosi sui bordi) e, in fondo, la facciata della celebre università parigina. Continuando a scendere incrociamo la Senna e, attraversando il ponte, siamo nell’Ile de la Citè, il cuore di Parigi, con la cattedrale di Notre Dame e la sua bella struttura gotica. La chiesa merita di essere vista esternamente anche nella parte posteriore, perché gli archi della struttura sono architettonicamente molto interessanti; inoltre c’è un parco ben ombreggiato e dotato di panche, fontana e giochi che hanno fatto la felicità di Valentina.
A questo punto è ora di riprendere la strada sempre sull’Ile de la Cité che, a seconda dei gusti e delle passioni, offre la Sainte Chapelle capolavoro gotico con la sua volta blu tempestata di stelle, la Conciergerie in cui fu imprigionata Maria Antonietta, il mercato dei fiori coperto con piante, fiori e accessori, l’Hotel de Ville sede del municipio di Parigi.
Qui inizia la lunghissima rue de Rivoli, un’altra strada perfetta per lo shopping. La percorriamo in direzione place de la Concorde e incontriamo, nell’ordine, il Museo del Louvre (a sinistra) che prosegue nel Jardin des Tuileries e Place Vendome con il suo obelisco sulla destra (la piazza delle gioiellerie e dell’Hotel Ritz per intenderci, famoso per aver ospitato Lady Diana e Dodi Al Fayed). Sotto i portici non perdiamo, al civico 226, Angelina, eccellente sala da the in cui viene servita una fantastica cioccolata (l’Africain, rigorosamente maiuscolo). Spesso c’è la coda, il faut le dire.
Proseguendo lungo rue de Rivoli siamo nella centralissima place de la Concorde che vede un transito continuo e frenetico di auto e moto attorno all’obelisco. Mentre transitiamo sempre sul lato destro, all’incrocio con rue Royale guardiamo alle nostre spalle: quella che scorgiamo in fondo è l’Eglise de la Madeleine. Prendiamo quindi per i celeberrimi Champs Elysées che con una leggera salita conducono fino all’Arco di Trionfo.
Noi li percorriamo a piedi (siamo un po’ flaneur) ma è anche possibile prendere la metropolitana a Concorde e scendere alla fermata Charles de Gaulle Etoile.
A piedi incrociamo sul lato sinistro il palazzo del famoso marchio Louis Vuitton, sul lato destro è Guerlain ad attirare la nostra attenzione. Per chi sale sull’Arco di Trionfo (a pagamento) c’è una inedita vista dall’alto sull’incrocio dei boulevard. Entriamo anche al Disney Store per un tuffo nel mondo di Frozen. E’ ormai l’ora di cena e la stanchezza ci porta a cena al Bistro romain: non c’è nulla di caratteristico o particolare nel menù (se non la facilità dei piatti tra carpaccio e bolognese), ma per Martina (che ha già visitato Parigi più volte) è una tradizione che onoriamo sempre per la prima cena in città e il tavolo al primo piano accanto alla finestra ci permette di osservare il passaggio della gente che affolla gli Champs Elysées all’ora dell’aperitivo. Le mie ragazze sono stanche e rientriamo in albergo con la metropolitana.
Il secondo giorno: Castello di Versailles al mattino,
Musée d’Orsay al pomeriggio e Tour Eiffel la sera
La nostra seconda giornata a Parigi inizia da Starbucks in rue Monge dietro la piazzetta: proprio non sono riuscita a trascinare le mie fanciulle in un posto tradizionale. Ma consiglio di scegliere uno dei caffè parigini, molto più charmant. Poco male però. Gli adorati croissants ci sono anche qui e loro possono uscire con un bel bicchierone di cappuccino caldo in mano.
Valentina è una ragazza di cultura quindi… per questa seconda giornata tra il Castello di Versailles e Disneyland Paris sceglie il primo (appena possibile scriverò un articolo in merito visto che negli anni ho avuto la possibilità di andarci quattro volte con Martina in età diverse). Prendiamo la metropolitana e poi la RER fino destinazione Versailles Chateau che è il capolinea (attenzione: il biglietto non è quello delle zone 1-3 quindi è necessario acquistare quello per le zone 1-5 oppure un ticket andata/ritorno). Il tragitto dura circa un’ora, il treno è pieno e la gente che scende incredibilmente tanta.
Usciamo dalla stazione e prendiamo subito a destra, per raggiungere il cancello dorato che ha custodito intrighi, storie e tragedie della corte di Francia. Il Castello di Versailles è una delle mete preferite a Parigi: è evidente dalle decine di bus parcheggiati e dalla coda chilometrica. Con Valentina e Martina abbiamo scelto di non visitare gli interni proprio perché l’affollamento è eccessivo; se volete farlo è indispensabile informarsi sulle prenotazioni e calcolare che resterete a Versailles l’intera giornata (verificate su Versailles Chateau il giorno settimanale di chiusura e la prenotazione dell’ingresso).
Andiamo quindi dritte ai giardini perché una bella passeggiata tra i viali e le fontane che hanno visto se promener Maria Antonietta e la sua corte è sempre piacevole. I giochi d’acqua e la musica che si spande dagli altoparlanti rendono ancora più bella questa esperienza. Scendiamo fino al canale sul quale ancora oggi è possibile navigare affittando una barca a remi. Da qui saliamo al Trianon che Maria Antonietta fece costruire per avere un po’ di privacy. Prima di tornare alla stazione acquistiamo il pranzo in uno dei chioschi all’aperto: lo mangeremo in treno.
Rientrate in città e dopo aver gustato il nostro sandwich in treno, siamo abbastanza riposate per dedicarci di nuovo alla cultura. Abbiamo scelto il Musée d’Orsay perché la sezione degli impressionisti (Van Gogh, Monet, Manet, Cézanne solo per fare qualche nome) non solo è famosissima e incontournable ma perché so che questo tipo di arte piacerà alle mie giovani compagne di viaggio (verificate sul sito il giorno settimanale di chiusura e la prenotazione ingresso). Non perdete la vista dal grande orologio della stazione ora museo (ristrutturata dall’architetto italiano Gae Aulenti scomparsa a Milano nel 2012) sulla collina di Montmartre.
Questa sera andiamo a cena al ristorante greco di rue Mouffedard La Crete al civico 85. La cucina ha sapori autenticamente greci e il personale è di una gentilezza non comune e assolutamente autentica. Vivamente consigliato terminare il pasto con lo yogurt con miele e noci: così l’ho mangiato solo a Creta o a Rodi.
Chiudiamo la giornata con una corsa in metropolitana al Trocadero per goderci la vista della Tour Eiffel illuminata nella notte. Se non avete preso il dolce a cena potete rifarvi: sono numerose le attività ambulanti che preparano crepes sur place. D’estate il Trocadero è particolarmente piacevole grazie alle fontane e nelle giornate più calde sono in molti a cercare lì refrigerio.
Il terzo giorno: Montmartre al mattino
e il Jardin des Plantes al pomeriggio
Per il nostro terzo giorno a Parigi vogliamo vedere la città dall’alto. Le opzioni sono due: la Tour Eiffel o la collina di Montmartre. Per salire sulla Tour Eiffel è possibile scegliere tra le scale a piedi e l’ascensore: dato l’affollamento costante e le code chilometriche serve alzarsi all’alba o prenotare per tempo (Tour Eiffel).
Guardando la chiesa prendiamo a sinistra e ci dirigiamo verso place du Tertre dove i pittori di oggi inseguono i turisti per far il portrait o vendere i loro acquerelli pensando a Van Gogh e agli altri illustri predecessori. Non mancano gli artisti di strada che allietano in musica la giornata, come è accaduto a noi con questi ragazzi che suonavano. Pranzare in uno dei locali sulla piazza è sempre bello, sia all’interno sia all’esterno: i menù a prezzo fisso mettono al riparo da qualsiasi sorpresa. Una bella zuppa di cipolle gratinata, un poulet roti e l’immancabile crepe fanno un pranzo tipico perfetto. Per scendere dalla butte abbiamo sue alternative. La prima prevede di passare sul retro, con uno sguardo sull’unica vigna (che risale all’epoca gallo romana ed è ancora esistente) e passando dal celebre locale Lapin agile testimone della vita degli artisti maledetti.
La seconda ci porta in basso lungo la grande scalinata sotto la basilica: una volta arrivate alla base prendiamo a destra e percorriamo a piedi l’equivalente di due fermate della metropolitana (una decina di minuti circa) per raggiungere un altro simbolo di Parigi: il Moulin Rouge. Non è il caso di avere timori: in pieno giorno Pigalle non crea alcun problema.
Al pomeriggio ci portiamo al Jardin des Plantes (nei pressi della grande moschea e non lontano dall’hotel) che fa parte del Museo nazionale di Storia naturale. Nella stessa area trovano spazio anche un parco zoologico e la Grande galleria dell’evoluzione. Se i bambini resteranno incantati dagli animali (a partire dal narvalo, l’unicorno di mare) che potranno osservare da vicino, gli adulti potranno imparare davvero molto sulla storia dell’evoluzione delle specie nel mondo e su come il nostro pianeta cerca di sopravvivere tra inquinamento e sfruttamento delle risorse. Da non perdere la tartaruga gigante Kiki che, nata nel 1863 alle Seychelles, venne portata a Parigi nel 1923 e visse negli spazi del parco zoologico sino alla morte, avvenuta nel 2009, alla veneranda età di 146 anni, a causa di una setticemia legata a un’occlusione intestinale.
Un’altra storia da leggere visitando le sale collegate alla Grande galleria dell’evoluzione è quella del dodo (il grosso pennuto che ha dato il nome al celebre marchio di gioielli made in Italy) nella parte dedicata alle specie estinte o a rischio di estinzione.
Infine, se vedete che calano improvvisamente le tenebre o che scoppia un temporale non preoccupatevi: fa parte dell’ambientazione del museo anche il mutamento del meteo.
Il quarto giorno: dedicato ai musei e allo shopping
(Parigi non è solo il Louvre)
Dedicate la mattina del quarto giorno alla visita di un museo. La scelta è infinita, a partire chiaramente dal più celebre, il Louvre, per il quale la regola è una sola: fate una scelta. Non è infatti possibile visitarlo tutto perché sarebbe necessario dedicare un’intera settimana. Le tappe d’obbligo sono la Venere di Milo e l’enigmatico sorriso della Gioconda di Leonardo da Vinci. Per il resto via libera secondo le vostre passioni. Nel corso della mia ultima visita ho scelto il padiglione di Arti islamiche appena aperto che mi ha lasciata etonnée per la bellezza della struttura e del contenuto.
#sapevatelo: se avete bambini in passeggino rivolgetevi al personale di assistenza che vi farà saltare la fila (sia all’ingresso del museo che per vedere la Gioconda).
L’Orangerie con le ninfee di Monet, il Museo Picasso che racchiude una quantità incredibile di opere dell’artista spagnolo e il Museo Rodin recentemente riaperto al pubblico con le opere dello scultore sono tre valide alternative.
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