Se amate Gustav Klimt, Vienna è la città che fa per voi, in quanto ospita nel complesso una grande quantità di opera dell’artista austriaco simbolo del periodo della Secessione viennese. Il palazzo della Secessione con il Fregio di Beethoven, il Belvedere con il celebre Bacio, Giuditta e vari paesaggi, il Leopold Museum con altre opere di Klimt (ma anche un piano interamente dedicato a Schiele) sono le tappe da non perdere.
Il palazzo della Secessione: il Fregio di Beethoven
La sua cupola di foglie d’oro intrecciate splende sotto il sole di Vienna: è il palazzo della Secessione (Photo: Jorit Aust) – a due passi dal Teatro dell’Opera – sinbolo e sede del movimento di artisti viennesi che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento entrano in conflitto con l’arte tradizionale. Gustav Klimt fu uno degli artisti più rappresentativi. Il palazzo era destinato ad accogliere le opere di questa avanguardia e nel 1902 – per la quattordicesima mostra – venne esposto il Fregio di Beethoven di Klimt. Il tema dell’opera si rifà all’interpretazione wagneriana della Nona sinfonia e raffigura la ricerca umana della felicità.
“A simbolo di tal desiderio – spiega l’opuscolo informativo in distribuzione all’ingresso – Klimt sceglie dei geni fluttuanti che, introdotti nel racconto nella parete laterale sinistra, ricorrono ripetutamente (…). Una donna nuda in posizione eretta e una coppia sempre nuda in ginocchio, simboli dell’umanità sofferente, implorano l’aiuto del cavaliere con l’armatura dorata (…). L’umanità deve confrontarsi con i pericoli e le seduzioni delle forze ostili. (…) Nella narrazione klimtiana, desideri e aneliti dell’umanità sorvolano e oltrepassano le forse ostili. (…) L’anelito di felicità dell’umanità è appagato dalla Poesia, raffigurata dalla figura femminile con la lira”. A sinistra dettaglio del muro di destra: Poesia (Secession 2013, Photo: Oliver Ottenschläger).
“L’apoteosi klimtiana dell’arte – prosegue l’opuscolo – è rappresentata da una coppia che si sta baciando davanti al coro degli angeli del paradiso in diretto riferimento al compositore Beethoven. In un passaggio del coro finale della Nona Sinfonia, trasposizione in musica dell’Inno alla gioia di Schiller, si dice infatti: <Questo bacio al mondo intero>”. A destra dettaglio del muro di destra: Il coro degli angeli (Secession 2013, Photo: Oliver Ottenschläger).
Originariamente pensato come mero elemento decorativo, il ciclo doveva essere asportato al termine della mostra del 1902; venne acquistato da un collezionista che lo fece tagliare in otto segmenti; quindi fu acquistato nel 1915 da un industriale che fu però espropriato dei propri beni a causa del nazismo. Nel 1973 il Fregio di Beethoven entrò legittimamente in possesso della Repubblica d’Austria: viene considerato una delle massime espressioni dello Jugendstil viennese.
A questo articolo maggiori informazioni sul movimento della Secessione viennese.
Il Belvedere: il Bacio, le Giuditta e i paesaggi
Il Castello del Belvedere è una reggia barocca in città, residenza estiva del Eugenio di Savoia (per raggiungerlo tram D). E’ costituito da due edifici principali, il Belvedere superiore e il Belvedere inferiore, e da alcuni giardini a tema. I quadri di Klimt sono distribuiti tra i due edifici principali. Al Belvedere superiore è possibile ammirare l’incredibile Bacio (a sinistra) e una serie di paesaggi (a destra), ma anche la celebre Giuditta. La foto qui sotto è dell’archivio press del Belvedere.
Nel Belvedere inferiore vengono realizzate esposizioni temporanee a tema: fino al 19 giugno 2016 (la mia visita è stata a fine marzo 2016) “Klimt Kupka Picasso e gli altri” è la mostra temporanea compresa nel Klimt ticket. La collezione del Belvedere contiene inoltre opere di artisti austriaci di vari periodi.
A questo articolo trovate ulteriori curiosità sui protagonisti del Bacio e sul tema dei paesaggi.
Il Leopold Museum: Klimt & Schiele
Inserito nel Quartiere dei Musei (una vasta area dedicata all’arte) il Leopold Museum porta il nome di Rudolf Leopold, collezionista di arte del XIX e del XX secolo. Un piano (il quarto) è dedicato principalmente a Klimt e vi spicca il quadro Morte e Vita. Al terzo, invece, c’è un’amplissima collezione di quadri di Schiele, la più grande al mondo.
Il film: “Woman in gold”,
la storia (vera) del ritratto di Adele Bloch-Bauer
Uno dei dipinti più famosi di Klimt e d’Austria, il ritratto di Adele Bloch-Bauer, è al centro del film “Woman in gold”. Si tratta di una storia vera: l’opera è detenuta indebitamente dallo stato austriaco, in seguito al sequestro per mano dei nazisti ai danni dei legittimi proprietari, la famiglia Bloch-Bauer appunto. Alla fine degli Anni ’90 la morte di una delle due sorelle ultime eredi della stirpe fa scoprire all’altra l’esistenza di una lotta per riavere il quadro (che ritrae la zia Adele), proprio in coincidenza con la decisione da parte dell’Austria di avviare una politica di restituzione delle opere d’arte rubate dai nazisti agli ebrei. Determinata a riavere l’opera (ma anche altri quattro quadri sempre di Klimt) come forma di risarcimento per tutto quello che lei e la sua famiglia hanno subito dagli austriaci, Maria Altmann, da decenni residente in America, si reca a Vienna con un giovane avvocato (pure lui ebreo e austriaco di origine) e scopre che in realtà lo stato non vuole assolutamente restituire alla legittima proprietaria quello che considera il suo quadro più importante. Parte così una battaglia legale, mentre la memoria di Maria rievoca gli anni viennesi della sua famiglia e la partenza – sua e del marito – per gli Stati Uniti al fine di sfuggire dalla ferocia dei nazisti contro gli ebrei.
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