Noto e Siracusa erano nella mia lista dei sogni da un po’ insieme a Taormina e Catania. Così ho organizzato questo breve viaggio di cinque giorni utilizzando solo i mezzi pubblici.

Catania: piazza del Duomo con la Cattedrale di Sant’Agata, patrona della città
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Muoversi in Sicilia con gli autobus Interbus

Una scelta azzeccata in quanto il servizio Interbus è eccellente ed economico ma soprattutto per me, che non avevo voglia di occuparmi di noleggio auto, assicurazioni, franchigie, parcheggi e tutto il resto… ha permesso di viaggiare in completo relax. Altro elemento importante la collocazione dell’alloggio che abbiamo scelto nella seconda metà (quella verso il mare) di via Vittorio Emanuele II.

Dormire a Catania alla Favola Mediterranea

Il B&B Favola Mediterranea (via Vittorio Emanuele II, 8) permette in dieci minuti a piedi di arrivare in piazza del Duomo e sempre in dieci minuti a piedi di raggiungere la stazione di partenza dei bus, naturalmente dopo aver fatto colazione con una bella brioscia e un cappuccino da Pellegrino, giusto sotto il B&B (piazza dei Martiri 22): gelateria, pasticceria, gastronomia e catering (ottimo anche per la cena per quando siamo rientrate tardi un po’ stanche e con la voglia di andare sul sicuro).

Nota personale prima di entrare nei dettagli: special guest mia mamma Genny, 82 anni e non sentirli, con cui sono tornata a viaggiare dopo quasi vent’anni. Il primo pomeriggio a Catania abbiamo percorso ben 27.000 passi.

Nota dolente l’ultimo giorno a Catania e il volo di rientro resi davvero impegnativi dal nubifragio che ha investito la città con pesanti ripercussioni sulla vita dei catanesi e su quella dei viaggiatori per una intera settimana (ma anche – e purtroppo – dall’assenza di informazioni da parte di Ryanair in aeroporto sullo stato dei voli).

Lo splendido centro di Catania: da piazza del Duomo ai Giardini Bellini lungo la via Etnea

Il primo pomeriggio (giovedì) a Catania è stato all’insegna del sole di fine estate, quindi… non ci siamo fatte mancare nulla girando in lungo e in largo e arrivando a percorrere oltre 27.000 passi messi insieme tra pomeriggio e sera. Dal B&B in Via Vittorio Emanuele II siamo arrivate in Piazza del Duomo (patrimonio dell’Unesco) per un veloce spuntino da Siccia, una friggitoria di pesce affacciata proprio sulla piazza, che mi ha consigliato mia figlia Martina, dove abbiamo gustato degli ottimi gamberoni.

Pranzo alla friggitoria Siccia piazza del Duomo a Catania – PH. © www.pennaevaligia.it

Quindi visita al Duomo (intitolato a Sant’Agata, patrona della città) e foto d’ordinanza della fontana con il simpatico elefante nero (realizzato in un unico blocco di lava) che regge sulle spalle l’obelisco: considerato animale magico, protegge il centro della città dalle eruzioni dell’Etna. Da lì abbiamo preso la lunghissima e splendida via Etnea ammirando piazze e palazzi (tra cui l’Università), sino ai Giardini Bellini: salendo fino alla pagoda e accomodandosi sulle panchine è possibile vedere il vulcano Etna in lontananza.

Catania: i Giardini Bellini con mia mamma Genny seduta sul bordo della fontana
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Catania: il fascino barocco di via dei Cruciferi e il Teatro tomano

Da qui siamo tornate sui nostri passi facendo tappa al Teatro Bellini e percorrendo la via dei Cruciferi famosa per il suo tripudio di palazzi e di chiese in stile barocco (tra cui alcuni monasteri difficilmente accessibili per via degli orari e della necessità di prenotare). Tornando verso il centro tappa al Teatro Romano che ha la caratteristica di essere nel cuore della città, con case che vi si affacciano (una location completamente diversa da quella che avremmo trovato a Siracusa e Taormina nei giorni seguenti).

Dal Teatro Romano siamo scese fino al Castello Ursino per poi riguadagnare Piazza del Duomo. Per concludere siamo salite (a piedi) sulla cupola della Chiesa della Badia di Sant’Agata per una splendida vista panoramica dall’alto sulla città.

Catania dall’alto della cupola dalla Chiesa della Badia di Sant’Agata
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A cena siamo andate in un ristorante sulla via Etnea e, dal momento che uno dei desideri di mia mamma era quello di provare tutte, ma proprio tutte, le specialità siciliane, abbiamo iniziato con una gustosa pasta alla Norma (a base di melanzane fritte: qui la ricetta di Giallozafferano).

Catania: piazza del Duomo, cattedrale di Sant’Agata, patrona della città, by night
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E la celebre Pescheria? Quella l’abbiamo vista necessariamente l’ultimo giorno (25 ottobre), purtroppo sotto la pioggia, in quanto è aperta solo al mattino e con poche bancarelle ma sufficienti per darci un’idea delle prelibatezze che si possono gustare nei tanti locali che si trovano nella zona e che alla sera sono affollatissimi. L’ingresso alla Pescheria avviene dalla Fontana dell’Amenano, alimentata dall’omonimo fiume che un tempo scorreva in superficie.

Il giorno dopo (26 ottobre) sulle televisioni di tutto il mondo questa parte della città sarebbe comparsa completamente travolta dalle acque del nubifragio che si è abbattuto per una settimana sulla Sicilia e in particolare su Catania e i suoi dintorni.

Noto: il cuore del barocco e le sue facciate pennellate di color pesca

Il secondo giorno in Sicilia (venerdì) lo abbiamo trascorso a Noto con partenza alle 9.30 (orario 2021) dalla stazione di Interbus. Durante il tragitto siamo stati investiti da un temporale che ha allagato le strade, presagio di quel che sarebbe successo nei giorni successivi. Ma, fortunatamente, una volta arrivati nella cittadina, siamo state accolte da un cielo bigio e, a volte, anche dal sole.

Noto: la Cattedrale con il tipico color pesca delle facciate dei palazzi della cirradina cuore del Barocco
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Percorrendo Corso Vittorio Emanuele dalla Porta Reale è un continuo imbattersi in chiese e palazzi in stile barocco con il tipico color pesca. Le dimensioni della cittadina consentono di visitare quasi tutto in mezza giornata quindi si parte con la Cattedrale di San Nicolò (sino alla fine di ottobre 2021 l’esterno è stato impreziosito dalle statue di Igor Mitoraj). E poi la Chiesa del Santissimo Salvatore (l’unica che presenta decorazioni in rosa e blu; non trascurate di salire sul campanile per una splendida vista dall’alto), la Chiesa di Santa Chiara, la Chiesa di San Domenico. In piazza del Municipio potrete ammirare Palazzo Landollina e Palazzo Ducezio.

Noto: la Chiesa di San Domenico – PH. © www.pennaevaligia.it

Poi iniziate ad “arrampicarvi” nelle stradine sul lato destro di Corso Vittorio Emanuele perchè qui troverete palazzi, altre chiese, case con, sui terrazzi, giare da cui spuntano piante di vite decorative. L’ingresso (a pagamento) a Palazzo Nicolacci di Villadorata è consigliato in quanto gli allestimenti permettono di respirare l’atmosfera della Sicilia del Gattopardo.

Noto: dove mangiare local e fare shopping

Per il pranzo consiglio il Panificio Biscottificio Vinci in via Fornaciari 23 / Via Cavour 94 (un po’ defilato dal centralissimo Corso Vittorio Emanuele) in cui gustare le specialità locali e concludere il pranzo con un’ottima granita al pistacchio o alle mandorle (che era nella lista del local food di mia mamma). Abbiamo mangiato una sorta di torta salata con uno degli abbinamenti tipici: pistacchio e mortadella. Rimarrete sorpresi dalla bontà dei prodotti e da quanto poco spenderete.

L’autobus di ritorno da Noto a Catania è verso le 17.00 quindi abbiamo avuto tempo anche per lo shopping: Corso Vittorio Emanuele offre un’ampia scelta di souvenirs: noi abbiamo scelto Sebastiano Caristia Maioliche d’Arte (al civico 99) in quanto qui è tutto realizzato a mano. Lui è appassionato di gufi per cui ne realizza di tutte le dimensioni e di tutte le fogge, ma ci sono anche le classiche teste di moro e le pigne, nonchè le palle per decorare l’albero di Natale.

Per la cena arancini a Catania: non dimentichiamoci che mamma Genny stava spuntando la sua personale lista del local food. Siamo andate “sotto casa” da Pellegrino che è aperto sino a tardi.

Siracusa: l’isola di Ortigia e il Teatro greco

Partenza alle 8.30 il terzo giorno (sabato) alla volta di Siracusa: le mete sono l’Isola di Ortigia e il Teatro Greco. Sull’autobus ho occasione di chiacchierare con una giovane archeologa che mi consiglia di visitare Ortigia al mattino e il Teatro al pomeriggio così organizziamo la visita secondo i suoi suggerimenti. Quindi scendiamo al capolinea siracusano di Interbus e dopo una camminata di circa quindici minuti attraversiamo il ponte che raccorda Ortigia con la terraferma.

L’Isola di Ortigia e i suoi segreti

Siamo dirette verso piazza del Duomo ma sulla strada facciamo tappa in piazza Archimede dove c’è una delle leggendarie fontane di Siracusa: la Fontana di Artemide (detta pure fontana di Diana) circondata da splendidi palazzi.

Siracusa: la fontana di Artemide sull’Isola di Ortigia – PH. © www.pennaevaligia.it

Imbocchiamo quindi via Roma dove al numero 21 dove c’è il negozio di profumi Ortigia per acquistare un regalo per una persona per me speciale. Quindi arriviamo in Piazza del Duomo: la chiesa è “blindata” per un matrimonio, ma la sposa è in ritardo quindi riusciamo a dare un’occhiata alle navate laterali. Accanto c’è il Municipio e una gentile guardia ci mostra la Carrozza del Senato di Siracusa perfettamente restaurata e, all’esterno, la famosa lucertola. La Lonely Planet la individua “in una pietra nell’angolo sinistro del cornicione” quale firma dell’architetto Giovanni Vermexio che progettò il palazzo. Senza l’aiuto della guardia sarebbe stato impossibile vederla (primo segreto).

Siracusa: la Piazza del Duomo di Ortigia con le vetture Ape Car usate dai turisti per muoversi tra le viette: noi abbiamo preferito muoverci a piedi – PH. © www.pennaevaligia.it

Sulle guide, se non sono aggiornatissime (vale a dire se non sono del 2020/2021), leggerete che la Chiesa di Santa Lucia alla Badia in Piazza del Duomo custodisce un’opera di Caravaggio. In realtà “Il seppellimento di Santa Lucia” è stato spostato in un’altra chiesa (il Santuario Santa Lucia al sepolcro a Siracusa), posta fuori da Ortigia e non particolarmente comoda da raggiungere.

In piazza sono parcheggiate tantissime vetture Ape Car che portano i turisti tra le viette dell’Isola. In realtà Ortigia è sufficientemente piccola per essere girata comodamente a piedi e noi, naturalmente, preferiamo mantenere la nostra media di almeno 15.000 passi al giorno.

La Fonte Aretusa: l’amore tra Alfeo e la sua ninfa

La nostra passeggiata prosegue verso l’altra famosa fontana di Ortigia: la Fonte Aretusa da cui sgorga acqua potabile sin dai tempi antichi. Oggi è piena di papiri e vi sguazzano cefali. La storia del mito è quella del dio Alfeo e di Aretusa, trasformata dalla dea Artemide in acqua per proteggerla dalle avances di Alfeo. Aretusa scappò nel mare inseguita da Alfeo trasformato in fiume dal dio Zeus: le acque dei due innamorati si mescolarono proprio a Ortigia (secondo segreto).

Siracusa, la Fonte Aretusa sull’Isola di Ortigia – PH. © www.pennaevaligia.it

Il miqwe: l’antico bagno rituale ebraico

Le ultime due tappe prima del pranzo sono il Castello Maniace (proprio in fondo all’Isola di Ortigia) e il miqwe nella Giudecca. Nel vecchio quartiere ebraico, ormai abbandonato completamente dagli ebrei, c’è un hotel che si chiama “Alla Giudecca”. Durante i lavori di ristrutturazione è stato scoperto un miqwe, antico bagno rituale, chiuso nel 1492 quando la comunità ebraica di Ortigia venne esplusa. La visita è a pagamento ma ne vale la pena in quanto estremamente interessante (terzo segreto).

Anche oggi mia mamma si concede un prodotto tipico della cucina siciliana e opta per un ottimo cannolo.

Siracusa: il Teatro Greco e l’orecchio di Dioniso

Dal momento che il tempo regge decidiamo di uscire da Ortigia e di raggiungere a piedi il Teatro Greco: calcolate una mezz’ora circa (ma esistono anche bus che portano all’area archeologica). Per tutte le informazioni (qualificate) non vi annoio e vi rimando qui: sito ufficiale del Comune di Siracusa. Aggiungo solo che si tratta del più grande teatro greco della Sicilia. Oltre al Teatro non mancate di andare a vedere l’orecchio di Dioniso (una enorme grotta artificiale che amplifica i suoni). Le nubi sullo sfondo di questa foto sono il presagio di quel che, purtroppo, sarebbe accaduto in Sicilia nei giorni seguenti.

Siracusa: il Teatro Greco – PH. © www.pennaevaligia.it

Taormina: il Teatro greco e il centro storico

Sempre utilizzando Interbus abbiamo raggiunto Taormina, ultima città del nostro viaggio in Sicilia. Le alternative sono due: la prima è Catania/Taormina interamente in autobus; la seconda è Catania/Giardini Naxos in treno e poi l’autobus. Segnalo il dettaglio perchè la stazione ferroviaria di Giardini Naxos è esteticamente molto bella. La scelta secondo me dipende dal meteo: con il bel tempo la soluzione treno e autobus può essere più interessante dal punto di vista paesaggistico. Tendenzialmente i local preferiscono muoversi in autobus.

Il Teatro greco: uno spettacolo con vista mare

Dei tre teatri che abbiamo visto (prima Siracusa e Catania), il Teatro greco di Taormina è di certo il più interessante per diversi motivi. Innanzitutto per la posizione, che pare sia la più scenografica di tutti i teatri greci del mondo (così assicura la Lonely Planet). In effetti, così appoggiato alla collina e affacciato sul mare, con lo sguardo che arriva all’Etna, c’è solo da immaginarsi quanto sia bello assistere a uno spettacolo e avere come sfondo una simile vista. Secondo motivo (almeno per me) è lo stato di conservazione per cui, oltre all’emiciclo a gradinate, conserva una parte della scena: così è più facile immaginarsi la rappresentazione in atto. Info: Comune di Taormina.

Taormina: il Teatro Greco affacciato sul mare – PH. © www.pennaevaligia.it

Taormina: passeggiando lungo Corso Umberto I

La vita a Taormina scorre lungo Corso Umberto I dove si affacciano piazze, chiese, ristoranti e negozi. Nel giorno in cui siamo arrivate noi il vetro aveva trasportato tantissima polvere dall’Etna quindi tutti (negozianti, abitanti e netturbini) erano impegnati a pulire il selciato dalla nera coltre.

Due le piazze principali: piazza del Duomo e piazza IX Aprile: proprio quest’ultima con la sua chiesa e l’affaccio sul mare è la mia preferita.

Taormina: piazza IX Aprile – PH. © www.pennaevaligia.it

Le giare di Taormina e l’arte della ceramica

Per gli shopping addict Corso Umberto I è anche una continua tentazione con i suoi negozi di ceramica dove acquistare di tutto (ma le teste di moro e le pigne sono gli oggetti più tipici). Per gli appassionati di foto l’attrazione principale sono le giare che punteggiano le scalinate come quella nella foto. Simpatica vero? Le ceramiche di Caltagirone, le teste di moro e le pigne meritano un racconto a parte che pubblicherò a breve.

Taormina: una giara in corso Umberto I – PH. © www.pennaevaligia.it

Dove e cosa mangiare a Taormina

E anche l’ultimo giorno sono riuscita ad accontentare mia mamma nella sua ricerca di prodotti tipici: a Taormina siamo andate alla ricerca della scacciata e l’abbiamo gustata all’antica rosticceria “Da Cristina” (è vicina al Teatro greco quindi potete mangiare lì prima o dopo l’ingresso alla zona archeologica).

® riproduzione vietata, ottobre 2021

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