Tra la Provenza e la Camargue il paesaggio è ricco di storia e di arte: Arles con il suo passato romano, Avignone sede del Papato, di Fronte Villeneuve con la Certosa, Saint Remy dipinta da Van Gogh, la cittadella di Aigues Mortes e la rocca scoscesa di Les Baux. In mezzo scorre placido il Rodano.

Arles: les Arenes, il teatro antico e il museo con la testa di Giulio Cesare

Basta guardare l’architettura dell’anfiteatro (les Arenes) e poco distante quella del teatro antico (ingresso a pagamento),

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ma anche le terme di Costantino e la necropoli degli Alyscamps, per immaginarsi Arles in epoca romana. Il ritrovamento nel Rodano di una testa di Giulio Cesare nel 2008 ha consacrato ulteriormente il legame tra questa città e il suo passato romano (Museo di Arles antica).

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Les Arenes (ingresso a pagamento, vivamente consigliato anche perchè consente di vedere la città dall’alto) è il più grande anfiteatro romano della Gallia e uno dei monumenti romani meglio conservati in Provenza: poteva contenere sino a 21.000 spettatori. Oggi ospita la corsa camarghese, una variante locale della corrida, con una sfida tra uomo e animale in cui il toro non viene ucciso. Per il programma degli spettacoli consultate il sito.

Meritano una visita gli Alyscamps – il nome deriva da Campi Elisi – una necropoli utilizzata in epoca romana e medievale, che conserva lungo i viali numerosi sarcofagi.

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Altro legame importante è quello con il pittore Vincent Van Gogh che scelse la Provenza (non solo Arles ma anche Saint Remy come scrivo più avanti in questo articolo) perchè incantato dalla meravigliosa luce del Sud di cui parlò entusiasta al fratello Theo nella loro corrispondenza epistolare.

Ecco, proprio ad Arles, in piazza Victor Hugo, il pittore minacciò l’amico Paul Gauguin con un rasoio prima di tagliarsi parte dell’orecchio destro. In città c’è anche la ricostruzione della celebre stanza in piazza Lamartin, mentre l’Espace Van Gogh è l’ex ospedale psichiatrico dove fu internato l’artista in seguito a una petizione firmata dai vicini di casa: il giardino interno del vecchio nosocomio è cambiato solo perchè ci sono più piante ma è perfettamente riconoscibile. Infine il quadro “Spettatori nell’arena” raffigura proprio l’anfiteatro di Arles. Concedetevi un caffè in place de Forum: magari proprio al Caffè Van Gogh.

Bellissimo è il portale della Cattedrale di Arles, la Chiesa di St. Trophime, uno dei monumenti più importanti del romanico provenzale e inserita nel Patrimonio dell’Unesco, collocata nella bella piazza della  Repubblica su cui trova affaccio anche il Municipio.

Infine, venendo agli anni recenti, la cittadina sulle rive del Rodano è celebre per il Festival internazionale di Fotografia dal suggestivo nome les Rencontres che richiama professionisti e appassionati da tutto il mondo agli inizi del mese di luglio e per il quale Arles occupa un posto di primo piano nel settore.

Il sabato mattina c’è il mercato, forse il più grande da queste parti: cercate parcheggio al Museo di Arte Antica e poi da lì andate a piedi.

Avignone: la “cattività avignonese” e il Palazzo dei Papi

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Avignone divenne antica città papale. La storia del trasferimento è nota: Papa Bonifacio VIII (1294-1303) riaffermò i privilegi e il potere pontificio, sia negli Stati della Chiesa sia in ambito europeo, finendo per inimicarsi le famiglie feudatarie romane e i monarchi europei (re di Francia in testa). Gli succedette Benedetto XI (1303-1304) che dovette fronteggiare le minacce del re di Francia pronto a convocare un concilio del clero francese per sancire l’autonomia della chiesa francese da quella romana. Inoltre a Roma le guerre intestine tra i nobili romani rendevano la città insicura. Morto improvvisamente Benedetto XI salì al soglio pontificio il francese Bertrand de Got col nome di Clemente V (1305-1314) che al momento della nomina si trovava a Bordeaux. Nel tentativo di riaffermare l’indipendenza della Santa Sede e di contemporaneamente tenere strettissimi contatti col sovrano francese nel 1309 si spostò ad Avignone dove i Papi rimasero fino al 1377.

Questo periodo divenne famoso come “cattività avignonese”: prigionia avignonese (dal latino captivus=prigioniero). Il significato è duplice: da un lato una sorta di esilio, dall’altro un forte condizionamento da parte della monarchia francese. Vestigia di quel periodo è il Palazzo dei Papi, grande e importante esempio di gotico medievale: la visita è consigliata grazie all’allestimento multimediale che la rende molto interessante (possibilità di biglietto cumulativo per il ponte e per il palazzo).

Per il pranzo prendete il piatto del giorno al ristorante Le Moutadier du Pape proprio nella place du Palais: ottimo e con vista sul palazzo.

Il ponte di Avignone e la celebre canzone

Infine una nota al celebre Ponte di Avignone legato anche alla nota canzone per bambini che potete ascoltare in questo bel video a cartoni animati sottotitolato in francese:  Sur le pont d’Avignon. Il ponte di Saint-Bénezet pare sia stato costruito da un giovane pastore (Bénezet appunto) su indicazione divina. Secondo la leggenda Bénezet all’età di dodici anni (siamo attorno al 1175) ebbe una visione:
Dio lo incaricava di realizzare un ponte sul fiume Rodano. Prima andò dal vescovo di Avignone e quindi dal prefetto della città che gli consegnò un’enorme pietra per dare inizio ai lavori. Il masso era enorme ma Benedetto riuscì a trasportarlo da solo sul luogo di fondazione della prima arcata del ponte (13 settembre 1177). Ultimato nel 1185, il Ponte di Avignone costituiva il primo passaggio sul Rodano tra Lione e il mare, si estendeva lungo 900 metri e aveva all’incirca 22 archi.

Aigues Mortes: il villaggio protetto dalle mura e l’episodio delle saline

Per entrare a Aigues Mortes è necessario lasciare la macchina in uno dei numerosi parcheggi a pagamento (o se siete fortunati in quello gratuito alla stazione ferroviaria, per poi raggiungere in cinque minuti le mura usate il ponticello dotato di marciapiede).  Le fortificazioni sono del XIII secolo ed è possibile fare il giro dei bastioni. Il nome – Acque Morte – deriva dal fatto che fosse circondato da stagni e paludi.

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Le antiche mura racchiudono il piccolo paesino perfettamente conservato con case caratteristiche, ristorantini e negozietti. Non mancate di acquistareil sale raccolto nelle vicine saline e proprio a questa attività è legato un importante fatto storico. Celebre nell’agosto del 1893 fu infatti lo scontro tra operai italiani e francesi, entrambi al lavoro nelle saline di Peccais, che ben presto degenerò in un pogrom contro gli italiani con pesanti ripercussioni sulle relazioni tra i due paesi e numerosi morti. Ne parlarono i giornali di mezza Europa e vi furono processi per accertare le responsabilità di quanto accadde.

© www.pennaevaligia.itIl mercoledì e la domenica, al mattino, c’è il mercato provenzale. Evitate di comprare il sale o il sapone di Marsiglia perchè qui costano molto di più che altrove. Per oggettistica da regalo molto carina andate da Florence Confection (19 bis rue Emile Zola), la proprietaria Florence è simpaticissima e gentilissima.
Per il pranzo crostacei freschissimi e ottime insalate a Le café du Commerce in place Saint-Louis 11.

Les Baux: il borgo arroccato sulle rocce e i fuochi d’artificio

Abbarbicato sulle rocce il paesino di Les Baux va attraversato di vicolo in vicolo fino alla rocca e al castello, perdendosi tra le stradine, guardando i negozi e cercando locali tipici in cui mangiare qualcosa per pranzo.

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Una buona idea è quella di andare a Les Baux nel pomeriggio e di fermarsi fino a sera per assistere ai giochi di luce e ai fuochi d’artificio sulla rocca.

Saint Remy: i paesaggi e gli sfondi che emozionarono Vincent Van Gogh

Il paesino di Saint Remy è incantevole in sè, come mostra l’immagine di questa residenza privata con la lavanda in piena fioritura. Ma merita di essere visitato anche per il percorso a tappe che consente di riconoscere i paesaggi e gli sfondi che possiamo ritrovare nei dipinti di Vincent Van Gogh, come questi celebri ulivi che ritroviamo nell'”Oliveto con nuvole bianche”.

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E Vincent scriveva: “Gli ulivi con la nuvola bianca e lo sfondo di montagne, così come il sorgere della luna e l’effetto notturno, costituiscono un’esagerazione dal punto di vista dell’esecuzione; le linee sono incisive come quelle degli antichi legni. Là dove queste linee sono serrate e volute comincia il quadro, anche se può sembrare esagerato”.

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