“Budapest è la più bella città del Danubio; una sapiente auto-messinscena, come Vienna, ma con una robusta sostanza e una vitalità sconosciute alla rivale austriaca. Budapest dà la sensazione fisica della capitale, con una signorilità e un’imponenza da città protagonista della storia”. Così il professore, giornalista e germanista Claudio Magris descrive Budapest nel suo libro “Danubio“. Dopo Vienna, Berlino e Praga, è stato quindi naturale pensare alla capitale dell’Ungheria meta dell’estate 2017 in cui ho finalmente ritrovato la mia compagna di viaggio di sempre, mia figlia Martina rientrata dopo un anno di studio negli USA.

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Iniziamo con questo video che è un riassunto delle nostre giornate a Budapest.
Per la logistica (voli, transfer, hotel) vi rimando all’articolo Budapest: istruzioni per l’uso (come arrivare, come spostarsi e dove dormire)
Dal momento che una componente forte di questa città è il quartiere ebraico consiglio la lettura di
La banalità del bene (la storia di Giorgio Perlasca)
Essere senza destino, di Imre Kertész (nato a Budapest, deportato ad Auschwitz e liberato a Buchenwald.

Il primo giorno: prima lo street food in un garden club
poi Erzsébetvàros e il Quartiere ebraico

Una volta lasciati i bagagli al Maverick Lodge (info in questo articolo sulla logistica) usciamo alla ricerca di un pranzo/merenda. Nella via in cui c’è l’ostello troviamo l’insegna del Karavan (Kazinczy u. 18): è una sorta di rientranza in cui trovano spazio street food dal mondo, panche e tavoli a cui accomodarsi. C’è di tutto: spagnolo, ungherese, italiano… rapido ed economico, è un esempio di garden club che, insieme ai ruin pub, sono un tratto distintivo di Budapest e che qui, nel quartiere Erzsébetvàros, sono davvero tantissimi.

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Chi mi segue sa che sono appassionata di Israele, della sua storia e delle vicende dei fratelli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche Budapest ha molto da raccontare sotto questo aspetto a partire dal fatto che la sua Grande Sinagoga è il più grande edificio di culto ebraico in Europa (seconda solo a quella di New York). Ma non solo. Il sionismo è nato proprio da un’idea di un giornalista di Budapest, Theodor Herzl, che aveva seguito a Parigi il processo contro il capitano Dreyfus ed era rimasto impressionato dall’antisemitismo diffuso nella società francese. Per proseguire con approfondimenti sulla sinagoga e sulla storia dell’italiano Giorgio Perlasca clicca QUI.

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Per questo primo pomeriggio a Budapest restiamo in zona in quanto siamo nel Quartiere ebraico. Qui tutto parla di ebraismo: dalla Sinagoga ortodossa ai tanti ristoranti kosher.

Il secondo giorno: il Castello di Budapest,
la Basilica di Santo Stefano e il Budapest Eye

Il nostro secondo giorno inizia con la visita al quartiere del Castello. Quindi partiamo a piedi dal nostro quartiere e attraversiamo il ponte più famoso e più bello di Budapest: il Ponte delle Catene.

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L’idea è quella di salire con la funicolare per scendere a piedi, ma la coda alla biglietteria ci scoraggia e così da brave lecchesi abituate alla… montagna, decidiamo di salire a piedi (ma in realtà è una piacevole passeggiata che consente di alzarsi a tappe e vedere la città abbassarsi gradualmente ai nostri piedi). La funicolare Siklò è aperta dalle 7.30 alle 22; la biglietteria chiude alle 21.50; partenze ogni 5/10 minuti; costi (2017) sola andata 1.200 fiorini; andata e ritorno 1.800 fiorini.

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Una volta arrivati al Castello ci godiamo la vista della città dall’alto, che spazia dal Ponte delle Catene fino al Parlamento a sinistra e a destra del ponte affaccia sulla Basilica di Santo Stefano con le sue due torri laterali.

Quindi, lasciando alle spalle il Palazzo Reale (sede di numerose esposizioni), saliamo la Scalinata degli Asburgo che con la grande cancellata è l’ingresso ornamentale per arrivare a Palazzo Sàndor sede del Presidente della Repubblica. Casualmente è il momento del cambio della guardia, che non ha un orario prefissato come quello celebre di Buckingham Palace e, naturalmente, neppure la stessa magnificenza.

Proseguiamo quindi nella visita del quartiere del Castello fino alla Chiesa di Mattia Corvino e al Bastione dei Pescatori, la corporazione che nel Medioevo era responsabile di questa parte delle mura (salita a pagamento, coda sotto il sole), ma spingendoci anche oltre, là dove i turisti non arrivano, nelle splendide viette fatte di casine basse colorate a tinte pastello.

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Non poteva mancare dopo pranzo un momento di relax: se a Praga abbiamo preso una pausa con una crociera sulla Moldava, a Budapest abbiamo scelto un giro sulla ruota panoramica, il Budapest Eye (adulti 2.700 fiorini, studenti 2.400 fiorini). E per finire una visita alla chiesa più importante d’Ungheria: la Basilica di Santo Stefano. All’interno è conservata la mano mummificata del santo. La salita alla cupola, a piedi o in ascensore, permette di vedere la città dall’alto. Ingresso alla chiesa: donazione di 200 fiorini.

Il terzo giorno in ordine sparso: il Parlamento, i ruin pub & garden club,
la Via Pàl, le terme

PARLAMENTO: per la visita la cosa migliore da fare è acquistare i biglietti on line così da poter scegliere data, orario e lingua. Andare lì sperando di trovare posto last minute è abbastanza difficile. E’ possibile farlo anche da un giorno all’altro, come è capitato a noi, in quanto le possibilità di scelta sono piuttosto ampie. Non preoccuparevi se non avete modo di stampare il biglietto: basta presentarsi un attimo prima e dire il cognome, provvederanno gli addetti del desk informazioni a stamparlo per voi.
Per andare al Parlamento prendete il tram 2 che costeggia il Danubio: è rapido e vi permetterà di ammirare la collina del Castello.
Il internet per le prenotazioni è questo https://www.jegymester.hu/eng/Production/480000/Parlamenti-latogatas

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Le guide sono molto preparate e svelano curiosità e caratteristiche di questo palazzo la cui costruzione è iniziata nel 1885 e che è sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (rifatto nelle parti danneggiate, ma le tende sono state nascote nelle cantine e ricoprte di sabbia per preservale). Qualche numero? 48 milioni di mattoni utilizzati, 40 chili d’oro a 23 carati per le decorazioni interne, 700 locali, 199 deputati per 10 milioni di abitanti (la stessa proporzione che c’è in Italia), 600 persone che vi lavorano ogni giorno.

Custodisce la corona di Santo Stefano, primo re, con la quale sono stati incoronati tutti i re ungheresi successivi e Maria Teresa. Una curiosità: fuori da quella che era l’aula del Senato noterete dei portasigari. Sono numerati perchè ogni senatore aveva il suo posto per il sigaro, in modo tale da fumare fuori dall’aula nei momenti di pausa (o, più probabilmente, di noia), rientrare e poi uscire di nuovo.

GARDEN CLUB E RUIN PUB: i primi sono bar ricavati in cortili e spazi interni, arredati in modo semplice e informale, stile giardino; i secondi sono nati come edifici abbandonati e occupati dai giovani con arredamento di recupero, poi sono diventati veri e propri bar. Entrambi sono i posti perfetti per le serate estive, in cui mangiare e bere. Sono concentrati per lo più nella Kazinczy utca e nelle vie circostanti (perfetti per i giovani, che trovano birra a pochi euro, ottima musica e anche partite a calcio balilla, ma non sono solo per i giovani: il loro fascino conquista anche un pubblico più maturo). In ogni caso una visita è d’obbligo in quanto sono un tratto distintivo della città. Le immagini (a parte il garden club qui sotto a sinistra), si riferiscono al Szimpla Kert che è il più famoso e che vi lascerà a bocca aperta.

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LE TERME: anche d’estate turisti e abitanti di Budapest affollano le terme. Siamo andate a dare un’occhiata ai bagni termali Szechenyi, una struttura che risale al 1881. Per chi desidera provare questa esperienza è necessario prevedere una mezza giornata. In estate sembrano una… spiaggia affollata, con code notevoli per entrare. In città le terme sono numerose, con strutture al coperto veramente degne di nota, ma noi non siamo appassionate del genere quindi ci siamo limitate a curiosare un po’. Peraltro per arrivarci serve prendere la metropolitana 1 che ha la maggior parte delle stazioni veramente aplendide, con le piastrelle bianche e i dettagli in legno (ricordano un po’ quelle di Parigi della linea 2 e 6): vale la pena farci un giro solo per questo.

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I RAGAZZI DELLA VIA PAL non ho resistito a coinvolgere Martina in una ricerca un po’ particolare. Vi ricordate de  “I ragazzi della via Pal“? La Via Pàl (Pàl utca) esiste ancora, ma i luoghi dove era ambientato il celebre romanzo non ci sono più naturalmente e anche nelle librerie è davvero difficile trovare una copia del libro di Molnàr Ferenc (ne abbiamo girate tre).
“Per la prima volta nella sua vita pura di ragazzo gli si affacciò alla mente una vaga idea di ciò che è la vita, che ci spinge tutti a lottare, a volte con gran serenità e a volte con una grande tristezza”, I ragazzi della via Pal, Molnàr Ferenc.

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