Marrakech, la sua luce calda, i suoi tramonti e la sua atmosfera erano un sogno che cullavo da tempo. E come i sogni a lungo accarezzati è diventato una splendida realtà agli inizi di maggio 2019. Ho avuto fortuna nell’organizzare questo viaggio, grazie a due incontri abbastanza casuali che mi hanno permesso di costruirlo come piace a me, scegliendo con cura i luoghi e immergendomi nell’atmosfera, anche grazie ai libri.

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Il primo incontro è stato con Jean Peres che ci ha accolti nel suo Riad Dar One di Marrakech e ne La vie en rose, un resort a pochi chilometri della città con piscina e centro ippico (leggi: Dormire a Marrakech: il Riad Dar One e il resort La vie en rose). A lui devo due suggerimenti di lettura (Le pain nu e Villa Taylor, li suggerisco a mia volta insieme ad altri libri nell’articolo Marrakech: consigli di lettura) che mi hanno permesso di immergermi in una parte della storia del Marocco l’uno e in un momento particolare della vita di Marrakech l’altro.

Il secondo incontro è stato con Annalisa Guazzotti che, attraverso un lungo e appassionato testo poi trasformato in due articoli (leggi Sentirsi a casa a Essaouira. Diario di una giornata con Annalu Guazzotti e Mangiare a Essaouira, les bonnes adresses di Annalu Guazzotti), mi ha svelato i segreti di Essaouira dove gestisce un riad e organizza corsi di yoga (leggi Dormire a Essaouira: la Maison A).

Marrakech: le tombe dei Saaditi, il palazzo la Bahia,
la sinagoga e il cimitero ebraico

Orientarsi e muoversi nel cuore di Marrakech non è facilissimo per via delle innumerevoli vie e viette senza un nome e della mancanza di punti di riferimento certi, almeno il primo giorno. Ma Jean per i suoi ospiti ha messo a punto una mappa che consente di raccapezzarsi in quello che a prima vista sembra un vero e proprio labirinto. Noi ci siamo mossi per zone, tenendo dei punti di riferimento fissi. Troverete bambini e adulti che si offrono di accompagnarvi ovunque ma poi chiedono una ricompensa (pratica diffusa ma vietata).

Il primo giorno, dopo il pranzo in uno dei locali affacciati su place des Ferblantiers (cous cous di verdure e spiedini di carne), abbiamo dedicato il primo pomeriggio alla Mellah, il quartiere ebraico, e alla Kasbah.

La sinagoga di Marrakech si nasconde in un vicoletto: trovarla non è facile nel dedalo di viette senza nome, ma quando sarete nei pressi la presenza di un poliziotto vi farà capire che siete arrivati. La sinagoga si affaccia su un cortile in cui dominano il blu e il bianco.

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Poco distante, ben segnalato, c’è il cimitero ebraico, una distesa interminabile di piccole tombe tutte uguali, imbiancate con la calce. Sulla strada cercate anche il mercato coperto delle spezie: un tripudio di profumi e colori.

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Chiuso per restauro il palazzo El Badi, siamo entrati nella Bahia (la Bella): è un notevole palazzo con due riad (le petit e le grand) in cui passeggiare tra le piante di arancio ascoltando il canto degli uccellini, un enorme cortile centrale pavimentato con marmi di Carrara (dove i sudditi aspettavano di essere ricevuti), soffitti in legno dipinto (zouak), ricami e decorazioni delle pietre, intarsi finissimi nel legno. Nel primo pomeriggio le code sono limitate mentre al mattino sono più impegnative. Prestate attenzione agli orari perché le chiusure dei luoghi da visitare sono tra le 17 e le 18. Ingressi a pagamento 70 dirham (2019).

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Nella Kasbah abbiamo visitato le tombe dei Saaditi; spettacolare la sala delle dodici colonne con marmi di Carrara e la lavorazione di stucchi a nido d’ape (muqarna) in cui riposta il sultano Al-Mansour. Fuori nel giardino ci sono le tombe di principi e dignitari. L’ingresso delle tombe è nei pressi della Moschea della Kasbah: cinque volte al giorno sentirete il richiamo per la preghiera, uno dei pilastri dell’Islam. La visita alle moschee è vietata ai non musulmani (uomini e donne) per decisione dei francesi durante il protettorato sul Marocco (1912), decisione mai revocata.

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Marrakech: una giornata nel verde lussureggiante dei Jardin Majorelle
e dei giardini inglesi dell’hotel La Mamounia

Yves Saint Laurent diceva: «Da molti anni trovo che il Jardin Majorelle sia una fonte inesauribile di ispirazione e spesso ho sognato i suoi colori unici».
Lui e il suo compagno Pierre Bergé hanno salvato il Jardin Majorelle dal rischio di speculazione edilizia e lo hanno ristrutturato. In origine l’artista Jacques Majorelle portò dai suoi viaggi piante anche rare da ogni parte del mondo. E creò la tonalità di blu intenso che domina nel giardino, noto come blue Majorelle, che contrasta con i dettagli gialli. Oggi ci sono oltre 300 specie diverse.

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Rientrando nella medina, fate tappa all’hotel La Mamounia, famoso perchè legato a personaggi famosi tra cui Wiston Churchill che soggiornò qui (servono almeno 3000 euro al giorno per stare nella sua stessa suite). All’ingresso venite travolti da un profumo meraviglioso, il profumo creato appositamente e in esclusiva dal profumiere francese Fragonard per questo hotel. La Mamounia venne utilizzato per le riprese del film “L’uomo che sapeva troppo” di Alfred Hitchcock. E’ uno dei tre hotel più quotati di Marrakech ma è possibile accedere anche solo per una visita dalle 11 alle 16 e per una passeggiata in relax nello splendido ed enorme giardino.

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Marrakech: in giro per il souk

Una mezza giornata nel souk di Marrakech è obbligatoria anche se, come me, non siete shopping addict. Qui c’è di tutto: borse e scarpe, teiere e lanterne, piatti e ciotole, tajine (tipico contenitore in cotto per la cottura della carne) e cuscini… Obbligatorio contrattare, perchè in base alla vostra provenienza e al vostro aspetto vengono proposti prezzi esorbitanti. Persino io che non sono per nulla portata ho imparato a farlo. Se avete in programma una escursione a Essaouria, rimandate gli acquisti: là i prezzi sono almeno la metà e trovate lo stesso tipo di prodotti.

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Da Marrakech in giornata è possibile raggiungere Essaouira: utilizzando i mezzi pubblici (http://www.supratours.ma/en) oppure appoggiandosi uno degli operatori privati. Noi abbiamo preso un transfer privato e abbiamo lasciato contrattare il prezzo al nostro riad: costa un po’ di più ma si riesce a contenere il viaggio in circa tre ore a tratta e si evitano inutili soste di gruppo.

La piazza Jemaa el-Fna di Marrakech:
la vita della città scorre soprattutto qui

Più che descriverla è meglio viverla di persona, questa piazza di Marrakech, la piazza Jemaa el-Fna, un luogo da scoprire, da guardare, da osservare, sempre diversa a ogni ora del giorno, caleidoscopio di cibi, colori, profumi, spettacoli, un posto da cui passare e ri-passare più volte al giorno e più volte nei giorni, perchè sa sempre sorprendere, anche con una grandinata improvvisa che diventa un improvviso chiarore prima della notte.

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